Tutti noi dopo la difficile sfida di dover vivere in lockdown desideravamo tornare a socializzare frequentando posti e persone a noi cari. Per qualcuno, invece, la tanto agognata liberà non si è rivelata un’esperienza così piacevole come aveva immaginato. Molte persone dopo aver sperimentato cosa significa vivere in uno stato di isolamento sociale, sono spaventate dall’idea di tornare ai rapporti sociali, nonostante siano vaccinati e nonostante vengano adottate tutte le precauzioni necessarie a scongiurare il rischio di un contagio.
Alcuni studi clinici hanno definito questa nuova condizione come “sindrome della caverna”. Tornare alla luce dopo aver vissuto mesi chiusi in casa, si sta rivelando per molti una difficile transizione. Adattarsi a convivere con questa nuova normalità richiede tempo. I cambiamenti associati alla pandemia da COVID-19 hanno condizionato profondamente il nostro modo di vivere e di relazionarci ed hanno orientato i nostri pensieri ed emozioni verso stati di preoccupazione, paura e ansia.
“Sebbene possiate essere vaccinati, potreste comunque trovare difficile lasciar andare la paura del contagio perché tendete a sovrastimare il rischio di essere contagiati e ammalarvi” spiega la dottoressa Jacquline Gollan docente di psichiatria alla Northwestern University. In molti riconoscono la difficoltà di uscire dall’isolamento che oramai è diventato un’abitudine. Uno studio condotto lo scorso anno dall’Associazione Americana degli Psicologi riporta che il 48% di coloro che sono vaccinati o guariti dal Covid non si sente a proprio agio all’idea di dover tornare ad interagire con gli altri.
Alan Teo, docente di psichiatria in Oregon, attribuisce la sindrome della caverna a tre fattori:Non solo ci siamo trovati a dover apprendere l’abitudine di indossare la mascherina e di mantenere le distanze sociali per scongiurare il rischio di contagio, ma siamo anche rimasti traumatizzati dall’impatto fisico ed emotivo del Covid, tanto che ora si è creata una discrepanza tra il reale rischio di contagio e come le persone lo percepiscono.
Il forte impatto dei numeri del Covid a cui siamo esposti attraverso il quotidiano bollettino dei contagi e decessi, induce anche chi ha avuto le tre dosi di vaccino a sovrastimare la probabilità di ammalarsi preferendo dunque evitare contatti ed interazioni non indispensabili.
Se alcune persone sono riluttanti a recuperare le loro vite pre-Covid per paura della malattia, altri invece non vogliono rinunciare agli aspetti positivi derivanti dall’isolamento forzato.
Ci sono degli aspetti positivi vi starete chiedendo? Ebbene sì, molte persone lavorando o studiando da casa hanno scoperto di poter ottimizzare le loro giornate, ad esempio risparmiando molto tempo e denaro non dovendosi recare sul luogo di studio o lavoro. Per altri è stato un sollievo non dover sottostare alle regole formali del luogo di lavoro, ma poter passare la giornata in piena libertà.
Per molte persone questi vantaggi aggiunti a una naturale predisposizione del loro carattere alla solitudine, hanno sviluppato una vera e propria avversione dell’idea di tornare a vivere in un ambiente di scambi sociali.
Nonostante la disparità delle ragioni che possono spingerci ad auto-isolarci è importante capire che la sindrome della caverna (o della capanna) è una condizione comune e comprensibilissima alla luce di quello che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo. Non è facile abbandonare quella bolla sicura che è diventata la nostra casa per tornare fuori in un ambiente che abbiamo imparato a percepire minacciato da un invisibile nemico.
Tuttavia una prolungata condizione di solitudine e l’abbandono dei contatti sociali comportano il rischio di sviluppare dei veri e propri effetti collaterali, che mettono a rischio l'equilibrio e la salute mentale:
Se riconosci in te o in una persona a te cara la tendenza all’auto-isolamento considera di mettere in pratica i seguenti consigli per uscire dai binari delle abitudini acquisite con l’isolamento e allenati al cambiamento verso un’apertura alla socialità:
Se questi consigli non bastassero e gli effetti collaterali dell’isolamento continuassero a essere presenti, esiste il rischio di sviluppare un disturbo d’ansia cronico o una depressione. In questo caso è opportuno chiedere aiuto attraverso il sostegno psicologico di uno psicologo o psicoterapeuta.
Il Centro PsicoCare ha sviluppato dei percorsi specifici per affrontare le singole problematiche derivanti dalle conseguenze dell'isolamento in pandemia. Visita la pagina dedicata.
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