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I disturbi alimentari (DCA) non sono un semplice cambiamento della dieta per migliorare la propria salute o per perdere quel chilo in più. Sono condizioni complesse, che inducono le persone a sviluppare abitudini alimentari disfunzionali. I disturbi alimentari sono malattie che possono sfuggire di mano e avere un impatto globale sulla vita di chi ne soffre e sulle vite delle persone a loro più care.
I genitori possono essere i primi a ricevere i primi segnali che il loro figli stanno sviluppando un disturbo del comportamento alimentare. Tuttavia spesso tendono a sottovalutare il problema, perché sono impauriti. Fanno poi comprensibilmente fatica a gestire la situazione e si sentono impotenti, quando questa raggiunge livelli particolarmente problematici. Per tale ragione è cruciale diffondere informazioni riguardo a questo tipo di disturbi, al fine di aiutare al meglio i famigliari ad accorgersi tempestivamente della necessità di prendere provvedimenti.
Secondo la Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare (SISDCA), i disturbi alimentari in Italia colpiscono 8.500 nuove persone ogni anno.
Quali sono i fattori di rischio per sviluppare un disturbo del comportamento alimentare?
Diversi ricercatori hanno cercato di studiare quali possono essere i fattori che possono predisporre le persone allo sviluppo di un problema alimentare. Tra i più importanti troviamo:
- Sesso femminile. Le donne infatti rappresentano circa il 90% delle persone affette da anoressia e bulimia, mentre la differenza di genere è inferiore nel caso del disturbo da binge-eating;
- Adolescenza e prima età adulta: la fascia di età più colpita è quella che va dai 14 ai 19 anni;
- Vivere in una società occidentale (Striegel-Moore et al., 2007);
- Scarsa autostima (Fairburn et al., 2003);
- Ideale di magrezza culturalmente diffuso. Le influenze cumulative provenienti dalla società, dai messaggi dei mass media e dai coetanei sono importanti precursori del comportamento dietetico (Huon et al. 1998);
- Insoddisfazione per la propria immagine corporea. A tal proposito uno studio di Gardner e collaboratori del 2000 ha dimostrato che un gruppo di ragazze preadolescenti con una percezione corporea negativa avevano più probabilità di mostrare problemi alimentari tre anni più tardi;
- Problemi di alimentazione nell’infanzia. Uno studio longitudinale (Stice et al., 2011a) ha stabilito una correlazione fra picacismo (mangiare sostanze non alimentari), problemi della digestione nell’infanzia e sintomi bulimici. Problemi della digestione e tendenza ad alimentarsi “piluccando” sono stati collegati anche a disturbi alimentari restrittivi.
Come faccio ad accorgermi che mio figlio/a sta sviluppando un disturbo del comportamento alimentare?
Ci sono alcuni segnali che è possibile notare ed è importante monitorare se vediamo che nostro figlio li manifesta, tra questi troviamo:
- Comportamento insolito durante il pasto, come ad esempio giocare con il cibo nel piatto o tagliarlo in piccolissimi pezzi prima di metterlo in bocca;
- Saltare i pasti, mangiare separatamente dalla famiglia o mangiare di nascosto;
- Sparire subito dopo il pasto per chiudersi in bagno;
- Non uscire più a mangiare con gli amici;
- Interesse per diete o determinati tipi di modelli di magrezza;
- Esercizio fisico eccessivo o irrequietezza;
- Mangiare secondo rituali elaborati, impiegando eccessivo tempo per finire un pasto;
- Perdita di peso eccessiva, fluttuazioni o aumento di peso;
- Dolori di stomaco, mal di testa, senso di freddo;
- Calli sul dorso delle mani e nocche da vomito autoindotto;
- Nasconde il proprio corpo indossando abiti larghi.
Cosa devo fare se mi accorgo che mio figlio/a sta sviluppando un disturbo del comportamento alimentare?
Il primo passo è parlare con i vostri figli. Offrite loro uno spazio dedicato alla discussione di ciò che li preoccupa e che li rende insicuri. E’ importante cercare di evitare colpevolizzazioni o autocolpevolizzazioni: stabilite un dialogo aperto su come affrontare le ansie e le difficoltà. Questo sarà un primo passo importante.
Il secondo passo è quello di farvi supportare da un terapeuta esperto in questo genere di disturbi, che aiuterà vostro figlio e offrirà a voi genitori degli strumenti per poterlo aiutare a casa.
La ricerca scientifica più recente ha studiato quali siano gli approcci terapeutici più indicati per trattare questo tipo di problematiche: secondo le linee giuda internazionali tra gli interventi di maggiore efficacia troviamo la terapia cognitivo-comportamentale (https://www.nice.org.uk/guidance/ng69). Grazie ad essa sarà possibile lavorare sia sul comportamento alimentare problematico, che sugli schemi cognitivi e sugli stati mentali disfunzionali preponderanti nella mente dell’adolescente affetto da DCA.
Il Centro PsicoCare mette a disposizione psicologi e psicoterapeuti, esperti nel trattamento dei disturbi del comportamento alimentare, membri della Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare (SISDCA) e specializzati in terapia cognitivo-comportamentale.Visita la pagina Chi Siamo con la descrizione dei profili del nostro team.
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Tel: +39 / 388 777 5009
Bibliografia delle fonti citate:
American Psychiatric Association (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Quinta edizione. DSM-5. Tr.it. Raffaello Cortina, Milano, 2015.
Gardner R, Stark K, Friedman BJ, Jackson NA. (2000). Predictors of eating disorder scores in children ages 6 through 14: A longitudinal study. Journal of Psychosomatic Research;49(3):199-205;
Fairburn CG, Cooper Z, Shafran R. (2003). Cognitive behaviour therapy for eating disorders: a "transdiagnostic" theory and treatment. Behav Res Ther;41(5):509-28. doi: 10.1016/s0005-7967(02)00088-8. PMID: 12711261;
Huon G, Strong K. (1998). The initiation and maintenance of dieting: Structural models for large-scale longitudinal investigations. International Journal of Eating Disorders;23(4):361-9.
Stice E, Marti CN, Durant S. (2011). Risk factors for onset of eating disorders: evidence of multiple risk pathways from an 8-year prospective study. Behav Res Ther; 9(10):622-7.
Striegel-Moore, Ruth H.,Bulik, Cynthia M. (2007). Risk factors for eating disorders. American Psychologist, Vol 62(3), 181-198;
Thompson JK, Stice E. (2001). Thin-Ideal Internalization: Mounting Evidence for a New Risk Factor for Body-Image Disturbance and Eating Pathology. Current Directions in Psychological Science.10(5):181-183. doi:10.1111/1467-8721.00144;
Per maggiori informazioni:
Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare (SISDCA)