
Lo psicologo e il dolore cronico. Quando il dolore diventa malattia
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Mal di pancia: ansia e stress possono essere la causa.
16 Marzo 2021In alcuni casi l’anziano può presentare i sintomi della depressione, ma non riuscire a spiegare a se stesso e agli altri le ragioni del suo malessere.
Il caso dell’anziano appare quindi a tutti gli effetti come una depressione, alla quale il paziente stesso non riesce a dare una ragione apparente. Questo meccanismo può comportare difficoltà di comunicazione con i parenti: coniuge e figli, dai quali non viene capito, ma anche con lo psicologo o psicoterapeuta al quale il paziente non riesce a dare ragioni plausibile della propria condizione, utili per costruire il percorso terapeutico. L’anziano rischia così di sentirsi isolato e può emergere in lui un atteggiamento di rinuncia e rassegnazione alla malattia.
In questi casi può essere utile interpellare uno psicologo, psicoterapeuta che possa fare emergere le cause della condizione depressiva, attraverso un lavoro cognitivo sulla consapevolezza delle proprie condizioni, da cui partire per un percorso di guarigione.
Per capire meglio questa condizione particolare, leggiamo il caso di Anita:Il diario di Anita:
Mi chiamo Anita, ho 67 anni, sono finalmente in pensione dopo una vita di lavoro dedicata ai miei figli, per farli crescere bene, responsabili e sani. Sono genitori a loro volta di tre fantastici bambini che mi vogliono bene, due maschi e una femmina. Dopo anni di sacrifici sono riuscita ad ultimare la casa dei miei sogni, con un bel giardino ed una grande sala da pranzo per i raduni familiari. Ho anche un marito fantastico, che ancora oggi sa portarmi la colazione a letto e sorridermi al mattino. Mi ricordo che fin da ragazza sognavo una vecchiaia così, mi sono impegnata duramente e finalmente eccola qui come la volevo. Mi sento proprio fortunata, sono in pensione da un anno e ho raggiunto il mio obiettivo, dovrei essere serena, felice e realizzata, eppure non è così, continuo a piangere e non ne capisco il motivo, non ne ho motivo, sono un’ingrata, mi sento in colpa per star male, e più mi sento in colpa, peggio sto. Non capisco cosa mi stia succedendo, l’unica cosa che so, è quello che mi hanno detto i dottori, soffro di depressione, una depressione senza senso”.
Una depressione apparentemente senza motivo
Questa è la storia di Anita, una storia con un grande punto interrogativo: “Perché sono depressa?” Anita intuisce che i motivi della depressione vanno rintracciati nella propria storia personale, ma si trova invischiata in un racconto di sé che non l’aiuta a trovare soluzioni. Se basiamo l’interpretazione terapeutica sul racconto che Anita ci ha fatto, sembra che questa depressione non abbia alcun senso, ed è infatti il racconto che deve cambiare, Anita deve riuscire a “vedere” quei lati della sua storia, che una volta riconosciuti possono dare senso alla propria sofferenza. Anita deve rifigurare in modo identitario la propria storia di vita, presupposto necessario per innescare il cambiamento verso la guarigione.
Ritrovare se stessi
Anita sta vivendo quello che molte persone anziane sperimentano. Che cosa sta dando senso alla sua vita di oggi? Perché si alza ogni mattino? Sviscerando la sua storia, approfondendo gli innumerevoli punti presentati nel breve stralcio del diario personale sopra trascritto, si evince la radice della sua sofferenza: Anita dopo i cambiamenti esistenziali che le hanno stravolto la vita, non riesce a riposizionarsi. L’esistenza, per avere senso, deve avere uno scopo, e quale è lo scopo di Anita oggi? Il lavoro terapeutico deve prima di tutto far riconoscere i motivi della depressione, al fine di individuare un senso che possa spiegare la sofferenza. Anita ha difficoltà a ricollocarsi a livello identitario, non riesce a dare una risposta alla domanda: “Chi sono io?” Anita era una persona impegnata, fondamentale per la crescita dei figli e della propria azienda, tutti contavano su di lei. Oggi sente di essere acqua passata, un bel ricordo, tutti le vogliono bene e la fanno sentire apprezzata, ma questo non è sufficiente, perché non si sente più indispensabile. È questo il passaggio nevralgico che deve fare, riuscire a ricollocarsi nella sua esistenza in funzione di chi è ora, del ruolo che ha ora, ritrovare un senso esistenziale diverso, maggiormente autentico rispetto l’Anita di oggi.
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Questo post è stato scritto e pubblicato dalla redazione del Centro PsicoCare.