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La parola “alessitimia” viene utilizzata in ambito psicologico per descrive le persone che hanno una grande difficoltà nell'esprimere a parole le emozioni che provano. Deriva dal greco “Alexis thymos” e letteralmente significa “non avere parole per le emozioni”.
Cosa succede alle persone alessitimiche?
Apparentemente, le persone alessitimiche, non sembrano avere grosse difficoltà sociali. Tuttavia tendono ad assumere una postura rigida, presentano processi immaginativi ridotti e tendono ad avere scatti di collera o di pianto incontrollato. Quando vengono interrogati sui motivi di queste manifestazioni, fanno molta fatica a dare spiegazioni. Questo accade poiché i soggetti alessitimici, pur mostrando una normale attivazione fisiologica in presenza di eventi che scatenano un’emozione, hanno scarse capacità di riorganizzare gli elementi che caratterizzano la loro esperienza corporea in una rappresentazione mentale.
Spiccano dunque due aspetti chiave nelle persone alessitimiche (J.C. Nemiah, 1977):
- hanno una marcata difficoltà nell'esprimere i sentimenti a parole
- i contenuti dei loro pensieri sono focalizzati sui dettagli concreti degli eventi, che si verificano nell’ ambiente esterno e scarsamente sui connotati affettivi.
Cosa succede normalmente alle persone quando un evento provoca un'emozione?
Per capire meglio come una persona alessitimica percepisca l’ambiente, partiamo considerando i processi che normalmente si verificano quando un evento esterno provoca in noi un’emozione.
Ci sono prevalentemente due insiemi di reazioni che vengono attivati:
- l’elaborazione percettivo-cognitiva
- l’attivazione affettiva.
Da un lato si verifica una percezione cosciente e una valutazione cognitiva degli elementi dell'evento esterno. Mentre dall'altro lato vengono suscitate tutte quelle componenti somatiche dell'emozione, quali ad es.: l’aumento o il rallentamento del battito cardiaco, cambiamenti nell’espressione del viso, modulazione del tono di voce, ecc. Queste componenti somatiche subiscono a loro volta un'elaborazione psichica costituita da più elementi:
- una specificazione delle sensazioni corporee, che ci permette di distinguere qual è l’emozione provata (ad esempio: rabbia, paura, gioia, tristezza, ecc.)
- un collegamento dei sentimenti con parole che li possano descrivere;
- la produzione di fantasie/pensieri che esprimano quel sentimento;
- l'attivazione di una rete di memorie e di associazioni relativa all’emozione vissuta.
In condizioni normali la maggior parte di questi elementi vengono elaborati consapevolmente ed espressi in modo adeguato. Tuttavia, se questo processo di analisi del proprio vissuto affettivo viene bloccato ne può risultare un’alterata espressione affettiva.
Sappiamo, infatti, che quanto più una persona è consapevole delle proprie emozioni, tanto più riuscirà ad essere empatica. Non sorprende, infatti, che negli uomini l’alessitimia è più frequente rispetto che nelle donne, poiché il retaggio culturale spinge a favorire un insegnamento più tecnico e pratico per gli uomini e viceversa le bambine sono cresciute con un’educazione più attenta agli aspetti affettivi e orientata alle capacità di accudimento e cura.
Le cause dell'alessitimia
L’ipotesi più diffusa è che l’alessitimia derivi da un mancato collegamento tra sensazioni somatiche e rappresentazione mentale. Alla base di questo fallimento possiamo rintracciare spiegazioni teoriche e sperimentali tra loro collegabili.
- Da un lato alcuni autori teorizzano che condizioni avverse vissute durante l’infanzia, come traumi o conflitti, possono bloccare il processo che permette alle sensazioni viscerali ed emotive di tradursi in un concetto logicamente organizzabile e mentalmente rappresentabile. A conferma di ciò, infatti, l’alessitimia è spesso stata riscontrata in chi ha con attaccamento insicuro, poiché queste persone hanno una scarsa capacità di mentalizzazione, cioè hanno difficoltà a leggere e comprendere gli stati mentali propri a altrui, inclusi i sentimenti, le credenze e le intenzioni. (Per approfondire il tema dell'attaccamento leggi il nostro post "Innamorarsi sempre della persona sbagliata").
- Dall’altro lato abbiamo le evidenze di tipo neurofisiologico, ovvero prodotte da studi che hanno utilizzato strumenti in grado di rilevare l’attivazione cerebrale. L’osservazione sperimentale che l’emisfero destro è prevalentemente coinvolto nell’elaborazione affettivo/emotiva, mentre l’emisfero sinistro è soprattutto implicato nell’articolazione del linguaggio, rafforza l’ipotesi che tra le possibili cause dello sviluppo dell’alessitimia vi possa essere un’interruzione della comunicazione interemisferica e un cattivo funzionamento dell’emisfero cerebrale destro.
Gli studi neurologici hanno inoltre permesso di operare una distinzione tra:
- Alessitimia di tipo I, caratterizzata dall’assenza dell’esperienza emotiva
- Alessitimia di tipo II, che conserva l’integrità dell’esperienza emotiva, ma presenta un deficit specifico nell’espressione e valutazione cognitiva delle emozioni (Parker JDA, Taylor GJ, Bagby RM. 1993). Questo deficit può appunto essere conseguenza di eventi traumatici o di uno sviluppo inadeguato della capacità di creare rappresentazioni mentali.
Riassumendo
Da quanto detto emerge che l’alessitimia è una condizione molto articolata, risultato della compresenza di fattori genetici, neurofisiologici, intrapsichici, nonché di modelli di comunicazione familiare e fattori socioculturali. Riassumendo possiamo dire che le caratteristiche peculiari dell’alessitimia sono:
- la difficoltà nell’identificare i sentimenti e nel distinguere i sentimenti dall’attivazione fisica di natura emozionale;
- la difficoltà nel descrivere agli altri i sentimenti;
- la ridotta capacità immaginativa e la scarsità di fantasie;
- lo stile cognitivo orientato all’esterno.
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Riferimenti bibliografici:
Parker, J. D. A., Bagby, R. M., Taylor, G. J., Endler, N. S., & Schmitz, P. (1993). Factorial validity of the 20-item Toronto Alexithymia Scale. European Journal of Personality, 7(4), 221–232.
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